Facebook, feed ed esperimenti

Nel 2012, Facebook ha fatto un esperimento, Experimental evidence of massive-scale emotional contagion through social networks, che ha coinvolto meno di un milione di utenti. Scopo dell’esperimento era accertare se e come esiste il contagio emotivo ed è stato svolto all’insaputa degli utenti. L’aver tenuto all’oscuro le persone coinvolte ha suscitato molte discussioni. Del resto, sostiene Facebook, nei Terms of service è dichiarato che Facebook cura i messaggi degli utenti visualizzando “il meglio”, quindi non c’è motivo di considerare questo esprimento come altro dall’applicazione dell’algortimo con cui i vari post sono visualizzati.

Ai fine dell’educazione alla cittadinanza digitale, questa è l’occasione per capire quale è l’algoritmo con cui Facebook fa emergere o scomparire nel mare dell’indifferenza e dell’oblio i nostri post. Ovvero quale è la regola, o l’insieme di regole, alla base della nostre relazioni su Facebook; avere qualche indicazione è utile, come è utile sapere come ci si veste prima di una cena con degli sconosciuti. In alcuni casi la camicia a fiori eleva il ranking, in altri lo fa precipitare negli abissi dell’invisibilità.

L’algoritmo, chiamato Edgerank, non è noto nella sua totalità e se ne conosce una parte, illustrata nell’immagine seguente. Ma vi sono anche altre ipotesi.

edgerank

Ma c’è anche dell’altro. Il fatto è che l’algortimo di Facebook mette in evidenza un assunto che ci ha accompagnato per diverso tempo: che i dati siano disgiunti dal canale. Crediamo che Facebook sia un semplice tubo che distribuisce documenti che carichiamo sul nostro profili e che li consegni as-is.

Non è così.

Piuttosto Facebook regola la nostra vita emotiva e sociale con delle regole. E il contenuto che viene elaborato siamo noi stessi.

profilare le competenze digitali

La definizione delle competenze è in sé stesso arduo e complesso. In questi ultimi anni a tutti i livelli, istituzionale, politico e lavorativo, è in corso un processo di definizione delle competenze digitali, che sono un aspetto essenziale della cittadinanza digitale.

Il sito European e-Competence Framework propone una applicazione per profilare le proprie competenze digitali. Utile e interessante anche per sviluppare la propria cittadinanza digitale.

mestieri del web

Il web cambia modificando la domanda e l’offerta del lavoro. In questo articolo si elencano dei nuovi profili professionali che saranno discussi a Venezia nei prossimi giorni per l’avvio del semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea con l’evento Digital Venice. La International Webmasters Association Italia propone un elenco di possibili professioni, che riportiamo:

  • Web Community Manager
  • Web Project Manager
  • Web Account Manager
  • User Experience Designer
  • Web Business Analyst
  • Web DB Administrator
  • Search Engine Expert
  • Web Advertising Manager
  • Frontend Web Developer
  • Server Side Web Developer
  • Web Content Specialist
  • Web Server Administrator
  • Information Architect
  • Digital Strategic Planner
  • Web Accessibility Expert
  • Web Security Expert
  • Mobile Application Developer
  • E-commerce Specialist
  • Online Store Manager
  • Reputation Manager
  • Knowledge Manager
  • Augmented Reality Expert
  • E-Learning Specialist
  • Data Scientist

mondo antico, mappe, data set

Il mondo antico è distante. Per molti, forse, è un peso di cui liberarsi. Ma nel web ritorna visibile con mappe digitali e non solo. E possiamo vedere luoghi sia della Bibbia sia del mondo greco romano. Da notare che fra i promotori troviamo sempre delle Università. Alcuni link:

l’internet vittoriano

Il telegrafo è il vero precedente di internet? I cambiamenti nelle comunicazioni suscitano paure ancestrali?

Alcune idee da un libro del 1998, scritto da Tom Standage, titolo The Victorian Internet.

Argomento: analogie fra il telegrafo e internet, le quali sono molto maggiori di quello che si potrebbe sospettare. Le elenchiamo per divertimento:

  • definizione di codici di comunicazione complessi e non intuitivi;
  • compressione dello spazio e del tempo;
  • eliminazione dei confini geografici;
  • eliminazione della stampa;
  • paure:
    • eliminazione dell’uomo medio;
    • aumento della delinquenza.

internet of everything

La CISCO ha ideato la internet of everything, che definisce come raccogliere persone, processi, dati e cose in modo da rendere più rilevante e valutabile di prima i collegamenti interconnessi, oltre che tramutare le informazioni in azioni che creano nuove possibilità, esperienze più ricche e opportunità per imprese, individui e nazioni, mai viste prima.

La internet of everything si differenza rispetto alla internet of thing poiché è composta di 4 elementi:

  • Persone: gli esseri umani connessi con tablet, smart phones e computer.
  • Processi: i dispositivi di controllo, di rilevazione che hanno modificato i processi di produzione, distribuzione e utilizzo di oggetti e informazioni.
  • Dati: di tutti i tipi, provienienti dalle fonti più disparate; nuovi dispositivi e nuove tecnologie per la loro elaborazione e visualizzazione.
  • Cose: semafori, confezioni delle medicine, interrutori della luce.

internet of everything

E’ stato chiamato ecosistema digitale ma è anche un passo ulteriore perché rende esplicito che la condivisione fra cose, persone e processi è sempre più stretta e che una seria riflessione su questi argomenti è sempre più urgente. Con l’internet of everything, l’ambiente in cui viviamo è sempre più adattivo e capace di rispondere ai cambiamenti personali e collettivi. Dai semafori che si adattano al traffico all’avviso personalizzato nel caso ci si scordi di prendere una medicina, la necessità di avere a che fare con le macchine in modo consapevole e informato si sta facendo sempre più urgente.

la cittadinanza digitale e gli algoritmi

C’è un termine centrale per l’informatica e per il web:  algortimo. Esso indica:

un elenco finito di istruzioni univocamente interpretabili, ciascuna delle quali deve essere precisamente definita e la cui esecuzione si arresta per fornire i risultati di una classe di problemi per ogni valore dei dati di ingresso.

Qualsiasi software su un qualsiasi computer è una architettura di algoritmi collegati che elaborano dati immessi da chi usa il software e restituisce qualcosa: per esempio, schiaccio un tasto della tastiera e a monitor appare la lettera corrispondente.

Il web, e a cascata la nostra vita, è determinata da neanche una dozzina di algortimi, estratti da qui:

  • Il misterioso “algoritmo di Google”.
  • Il sistema delle “notifiche” di Facebook.
  • I sistemi di accoppiamento dei siti di appuntamenti o ricerca coppie.
  • La raccolta dati del NSA.
  • Il servizio “Chi ha acquistato questo articolo ha acquistato anche” di Amazon o Netfix.
  • Google AdWords.
  • I programmi predittivi della borsa.
  • La compressione MP3.

Un cittadino del web deve sapere almeno cosa è un algortimo, Wikipedia ci viene in aiuto con un articolo.

diritto all’oblio e cittadinanza digitale

Il 13 maggio 2014 la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha emesso una sentenza che riguarda Google e i motori di ricerca. La sentenza ha definito che è nel diritto dei cittadini dell’unione europea chiedere ai motori di ricerca online l’eliminazione dalle loro pagine dei risultati di eventuali link che rimandino verso “contenuti non più rilevanti” che li riguardano. Google ha già messo a disposizione un modulo con il quale i cittadini europei possono chiedere di eliminare dai risultati delle ricerche quei link che desiderano non appaiano, ovvero possono chiedere di essere “dimenticati”. Degli incaricati di Google, valuteranno le richieste  cercando di “bilanciare i diritti sulla privacy della persona con il diritto di tutti di conoscere e distribuire le informazioni”. Nel caso, avviano la procedura di “rimozione” dei link.

Il Telegraph riferisce che Google nella sola giornata di venerdì 30 maggio abbia ricevuto 12.000 richieste. E’ assai probabile che questa sentenza cambi il Web, ma, sostiene Luciano Floridi, si profila un aumento del potere dei motori di ricerca: società private che possono decidere cosa “dimenticare” e cosa “ricordare” delle persone.

Un altro aspetto da considerare è l’eventualità, neanche troppo remota, che informazioni veritiere, importanti per la comunità, siano considerate offensive e perciò se ne chieda la rimozione.

patrimonio informativo pubblico

Uno dei temi della cittadinanza digitale è la quantità, il formato, la tipologia dei dati dell’amministrazione pubblica. L’Agenzia per l’agenda digitale ha pubblicato l’edizione 2014 delle Linee guida valorizzazione patrimonio informativo pubblico. Queste linee, in armonia con le prescrizioni del Codice dell’amministrazione digitale, indirizzano l’azione della pubblica amministrazione verso una adeguata gestione dei dati ai fini dell’attuazione dei principi e degli obiettivi delineati con l’Agenda nazionale.

Il documento viene condiviso con tutti gli interessati che potranno proporre integrazioni e modifiche nel periodo di consultazione pubblica, dal 5 al 20 giugno prossimi.

Nel frattempo, alcuni suggerimenti potranno essere oggetto di discussione in occasione del seminario sul tema della valorizzazione del patrimonio informativo pubblico che sarà tenuto dall’Agenzia per l’Italia Digitale giovedì 29 maggio (dalle ore 10:00) nell’ambito di ForumPA 2014.

Nota a margine

E’ interessante notare l’espressione “patrimonio informativo pubblico”. Non è solo una questione lingustica ma concettuale e riguarda la comprensione dei principi e dei temi della cittadinanza digitale.